"Loading..."

Blog

basquiat

Basquiat al Mudec di Milano

Fino al 26 febbraio è ancora possibile visitare a Milano la bellissima mostra al Mudec di Jean Michel Basquiat.

L’arte di Basquiat non è immediata, e spesso sembra inaccessibile. Tuttavia dietro la sua complessità non-colta rivela un lavoro di grande genio e talento.
Per poter godere appieno delle mille sfumature di questo linguaggio straordinario che è l’arte, è necessario abbracciare chi è e cosa rappresenta questo artista. È facile inquadrare Basquiat nello stereotipo dell’artista moderno: con una scarsa attenzione formale e uno straripante desiderio di trasmettere e un’incessante insofferenza nei confronti del mondo circostante. Aggiungiamo anche il sentirsi fuori luogo e il sentirsi sempre un “randagio”, un vagabondo dal tocco bohemien, che non smette di affascinare.

La Grande Mela è il suo palcoscenico, dove contraddizioni e contrasti lottano incessantemente e fanno della vita un viaggio sempre nuovo e inatteso.
Primogenito di un contabile portoricano stabilitosi a Brooklyn, Basquiat è dotato di una sensibilità troppo acuta per non rendersi conto che, per un ispanico di seconda generazione come lui, la vita nei quartieri, cosi diversi tra loro, di New York riserva più salite che discese.
Il suo disagio e la sua acuta sensibilità si trasferiscono inevitabilmente su carta, che diventa testimone di emozioni forti e contrastanti.

Con accanto una madre appassionata d’arte, Basquiat ha sviluppato una grande predisposizione per l’ambiente e la vita artistica. Dopo il divorzio dei suoi genitori la sua coscienza subisce un vero e proprio terremoto, che lo porta a scappare di casa a soli 15 anni. Arrestato per vagabondaggio, decide di frequentare la City-as-School di Manhattan, dove conosce il giovane graffitista Al Diaz, un vero e proprio incontro fortunato che gli cambierà la vita.

Ed ecco che la città e i suoi spazi urbani diventano, per Basquiat, un’enorme tela dove poter dar voce alle sue sensazioni. I muri abbandonati dei quartieri newyorkesi hanno visto tanta, troppa sofferenza e Jean Michel decide, bomboletta alla mano, di dargli la parola. Vuole sentirli urlare, squarciare l’indifferenza e interrompere, anche solo per un istante, le loro frenetiche vite.

Quel bambino a cui piaceva tanto disegnare trova nei graffiti la sua dimensione: il suo tratto non è cambiato, è ancora ruvido e stilizzato. Basquiat è un “writer” nel vero senso della parola. Infatti, lui scrive letteralmente sui muri. Parole e immagini sprezzanti, fastidiose e molto riflessive, che portano lo spettatore ad interrogarsi sull’identità umana e sui sofferti temi contemporanei, come quello della razza.

Con il supporto di Andy Warhol e dell’amico Keith Haring, la sua carriera decolla agli inizi degli anni ’80 portandolo sotto i riflettori. Dopo la morte di Warhol, la critica perde l’entusiasmo inziale per i lavori di Basquiat, che fortifica, ancora di più, la sua dipendenza dalle sostanze stupefacenti. Il 12 agosto del 1988, a soli 27 anni, viene trovato morto nel suo appartamento a causa di un’overdose.

La mostra, a cura di Jeffrey Deitch e Gianni Mercurio, porterà un centinaio delle sue opere provenienti da collezioni private nei moderni spazi del Mudec, con l’obiettivo di trasmettere la grande capacità di Basquiat di fungere da ponte di collegamento tra diverse culture. Un’esposizione unica nel suo genere e aperta quattro mesi per riflettere ed emozionarsi con le opere di questo artista eternamente giovane.

Info e prenotazioni:
02.54917
www.mudec.it

Share: